"L'agata ci vorrebbe D'Agata infonde audacia e coraggio".
Questo immaginiamo di far pronunciare a Cecilia durante la sua incarcerazione.
Audacia e coraggio senza dubbio hanno dimostrato gli allievi del gruppo che si è formato per la realizzazione della rievocazione storica di Cecilia Faragò, manifestazione al suo secondo anno, sostenuta dal Comune di Soveria Simeri con il contributo del Ministero della Cultura, direzione artistica di Confine Incerto.
Nei due mesi di laboratorio sono stati meticolosamente selezionati gli “attori”, creando un gruppo eterogeneo ma estremamente affiatato. Nel duro lavoro portato avanti dalle due attrici e autrici di Confine Incerto, Emi Bianchi e Anna Macrì, attraverso il metodo Strasberg, Grotowski, Boal, il gruppo ha regalato momenti intensi e potenti durante lo spettacolo itinerante, a tratti ironico e divertente, in un climax dinamico e onirico, che ha commosso e divertito il pubblico numeroso che, da Piazza Calvario, ha attraversato il Paese, rivivendo la storia di Cecilia e partecipando attivamente alla rappresentazione fino alla sua conclusione in Villa Cecilia Faragò. Un successo meritato e uno spettacolo di alta qualità che ha il merito non solo artistico ma anche umano, poiché il viaggio compiuto fino a giorno 6 Novembre ha donato più di una mera rappresentazione teatrale, ha creato rapporti umani e condivisione tra generazioni diverse, in un do ut des continuo tra docenti e allievi, concretizzando il teorema del “non c’è insegnamento senza apprendimento”.
Il Teatro non è che scomposizione della realtà per ricrearne una più bella e forse più vera e le persone non sono altro che pezzi di un Unico; grazie a questo paradigma i protagonisti della Rievocazione Storica hanno avuto la capacità di spogliarsi della loro identità di genere, dei pregiudizi e degli stereotipi, divenendo Entità Spirituali pronte a lasciarsi plasmare dalle due formatrici di Confine Incerto e a condividere e fondersi nella coralità del “canto delle emozioni” che crea bellezza, che crea valori, il potente ϕάρμακον contro il male di vivere di una società sempre più disconnessa da pensieri e azioni positive per il bene comune.
Foto di Domenico Tropeano