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[SCOPRI L'ITALIA] Brisighella, la rocca che vien dal Medioevo


(@domenicot)
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Registrato: 3 anni fa
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https://www.italiani.it/brisighella-la-rocca-che-vien-dal-medioevo/

Rocca Manfrediana e Veneziana di Brisighella: ha un nome lunghissimo, questo castello dell’Emilia Romagna. Che, sito in provincia di Ravenna, affascina da lunghissimi secoli gli occhi di grandi e piccini. Costruita agli inizi del XIV secolo, poi restaurata a metà del Quattrocento, questa splendida fortificazione guarda alla Vena del Gesso e alla vallata del Lamone. Ha un aspetto imponente, il fascino del passato. E una bellezza davvero unica.

La storia della Rocca di Brisighella

È sita su uno dei tre colli che dominano l’omonimo borgo, la Rocca di Brisighella. Voluta nel 1310 dalla famiglia dei Manfredi, signori di Faenza, restò di loro proprietà fino al 1500. Passò per tre anni a Cesare Borgia, e poi ai Veneziani che eressero il maschio e due lati delle mura. Infine, entrò tra le proprietà dello Stato Pontificio. Per un breve periodo strappata al Papa da Napoleone, tornò alla Chiesa e – da ultimo – si unì al Regno d’Italia (nel 1860). L’aspetto medievale pare quello d’un tempo, ma è frutto d’un accurato restauro andato in scena all’inizio del XXI secolo. Ancora oggi si possono ammirare feritorie e camminamenti, e tutti gli elementi tipici dell’architettura militare trecentesca. Le mura e i camminamenti sono però stati restaurati, e ogni aspetto originario è stato messo in risalto. Il risultato? La Rocca di Brisighella è una testimonianza straordinaria dell’architettura d’epoca medievale. Ed è la suggestiva sede d’un museo, l’Uomo e il Gesso, che racconta il rapporto dell’uomo col gesso e con quel territorio di cui ha segnato la ricchezza.

Brisighella - Panorama della Rocca di Brisighella
Panorama della Rocca di Brisighella – credit pagina Facebook Brisighella Comunità Ospitale

Si sale la scala d’accesso alla Torre Manfrediana e si compie un vero e proprio viaggio nella storia. S’ammirano gli antichissimi reperti provenienti dalla Grotta dei Banditi, i materiali della casa romana del Carnè (la prima cava di lapis specularis identificata in Italia) e quelli del castello di Rontana. La Torre Veneziana racconta invece le vicende del castello mentre, nel torrione sud-orientale, si possono vedere le ricostruzioni di una cucina e di una camera da letto. Così da immergersi un po’ di più nella vita di corte. Tantopiù se si viene qui all’inizio di giugno, quando va in scena la “Festa Medievale” coi contadini e i musicanti, i cantastorie e i giullari.

Cosa vedere nel borgo

Costruito a ridosso d’una rupe gessosa, l’intero borgo di Brisighella merita una visita. Non solo la sovrastante Rocca, ma anche – sempre siti in posizione dominante – la Torre dell’Orologio e il Santuario di Monticino. Scendendo a valle, nel cuore del borgo, piazza Marconi è casa di Palazzo Maghinardo. Ma la vera attrazione è via del Borgo (o via degli Asini), una strada sopraelevata unica al mondo con quegli archi a mezzaluna dalle ampiezze diverse che la coprono e la proteggono. Oggi meta turistica, un tempo la percorrevano i birocciai per trasportare il gesso sui loro asini (da qui il nome). E se una passeggiata qui non la si può perdere, non può mancare neppure una visita alla chiesa dell’Osservanza con le sue ceramiche straordinarie.

Brisighella - 
Panorama con la Rocca Manfrediana sullo sfondo.
Panorama con la Rocca Manfrediana sullo sfondo – credit Paolo Forconi – CC BY-SA 4.0

Dopo una passeggiata nel borgo, ci si siede in trattoria. E si gusta la tipica minestra ripiena. La spoja lorda, questo il suo nome, si prepara stendendo su un velo di pasta all’uovo un impasto a base di ricotta, raveggiolo, parmigiano, uova e noce moscata. Si chiude il tutto, e si cuoce nel brodo di manzo e di gallina. Per portarsi a casa un souvenir goloso, invece, c’è l’imbarazzo della scelta: l’olio d’oliva dop, il carciofo Moretto, il formaggio stagionato nelle grotte di gesso o la carne di Mora romagnola. Squisiti ricordi di una viaggio nel passato.

Fonte fotografia i evidenza: Panorama di Brisighella – credit Gianni Careddu – CC BY-SA 4.0


   
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