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Storie di Italiani ...
 
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[In evidenza] Storie di Italiani all'Estero. Raccontaci la tua storia.


(@domenicot)
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Registrato: 3 anni fa
Post: 480
Topic starter  

La valigia, le speranze, le emozioni della partenza, l'arrivo, i successi lavorativi, la famiglia, la nostalgia per il proprio Paese, a volte il ritorno.

Hai una storia di emigrazione, che sia dei tuoi antenati o attuale? Raccontala qui!

Creiamo insieme un diario delle storie dei nostri connazionali sparsi per il mondo.

 

 


   
Citazione
(@raffaellanatale)
Membro Moderator
Registrato: 4 anni fa
Post: 92
 
Pubblicato da: @domenicot

La valigia, le speranze, le emozioni della partenza, l'arrivo, i successi lavorativi, la famiglia, la nostalgia per il proprio Paese, a volte il ritorno.

Hai una storia di emigrazione, che sia dei tuoi antenati o attuale? Raccontala qui!

Creiamo insieme un diario delle storie dei nostri connazionali sparsi per il mondo.

 

 

bellissima iniziativa

 


   
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(@katia)
Membro Moderator
Registrato: 6 anni fa
Post: 84
 

Aldo e Anna: storie di im- ed e- migrazione

Questa è la storia anzi, due storie che si sono sviluppate su binari separati fino a intrecciarsi e unirsi in un’unica via. Storie di immigrazione ed emigrazione ma, sopratutto, una grande storia d’amore. Abbiamo incontrato Aldo e Anna che si sono mostrati entusiasti di condividere con noi il loro passato, e di questo li ringraziamo.

Quell’agognata sensazione di libertà

“Sono partito da Conflenti nel 1965. Non perché si soffriva la fame; non c’era ricchezza, ma il quotidiano per mangiare lo avevamo. Sono partito per uscire da una realtà che mi stava un po’ stretta”. Con queste parole, Aldo Raso, comincia a raccontarci la sua storia. Dopo essersi diplomato geometra e aver cercato un’occupazione, invano, decide di partire. Non si sente a proprio agio a dover gravare sulla famiglia. Aveva il desiderio di essere indipendente. “Così, un giorno, leggo su una rivista un annuncio: in Australia cercavano giovani diplomati. Non ci pensai due volte e mandai i documenti richiesti. Dopo circa 6 giorni mi comunicarono di aver accettato la mia domanda e fissarono delle visite mediche. Mi feci prestare i soldi del viaggio da un amico e solo dopo aver acquistato il biglietto informai i miei genitori della decisione di partire, che accettarono amaramente”.

Aldo e la sua Band

Aldo è anche un ottimo musicista e nel corso del tempo si è dilettato a suonare con gruppi di amici

Così Aldo s’imbarcò da Messina e nella terza classe di quel transatlantico visse per 30 giorni. “Appena ho messo piede sulla nave mi sono sentito veramente una persona libera. Non riuscivo nemmeno a credere a quello che vedevo davanti a me, alla vita che stavo per cominciare.” Sulla nave, però, sperimentò le diseguaglianze sociali. Dalla prima alla terza classe c’era un abisso. Ciò che lo segnò particolarmente fu il trattamento discriminatorio riservato ad alcuni passeggeri. Non ne poté più di vedere calpestati alcuni diritti umani e così con i compagni di viaggio firmò una petizione di denuncia da inviare al capitano della nave.

Sette anni in Australia

“A quei tempi – ricorda Aldo – in Australia si ci andava solo con un ‘atto di richiamo’. Io, invece, andai da solo ma lì trovai un amico che mi garantì un tetto e un letto”. A differenza dell’Italia, il lavoro non mancava. Fece il turno di notte in una fabbrica tessile, lavorò in una ditta di pomodori pelati e poi in una falegnameria. Finalmente ottenne un posto nel settore delle Ferrovie dopo aver superato un esame scavalcando, per punteggio, alcuni nativi. Visse in Australia 7 anni. Sette anni senza sentire la voce dei genitori, dando e ricevendo notizie solo per lettera. Alla fine, la nostalgia di sua madre, in particolare, lo convinse a riprendere la nave e tornare in patria. Non tornò ricco, anzi, con giusto i soldi per rifare il bagno e il salotto. Ma tornò arricchito di esperienze, di emozioni, di competenze. Imparò l’inglese e a gestirsi da solo.

Aldo e Anna: Aldo sulla sua Macchina 

Imparò a essere libero e indipendente. Tornò con una mentalità diversa, che solo chi viaggia, chi vive in una dimensione diversa dall’usuale può sperimentare. “Tornare in Italia è stato come andare indietro nel tempo. L’Australia era avanti anni luce, per modo di vivere, di concepire il ruolo della donna nella società, perfino per come approcciare una ragazza”. Riabituarsi alla vita conflentese non fu, dunque, facile, ma cercò di far fruttare l’esperienza maturata. “Introdussi a Conflenti la chitarra elettrica, e fui il primo ad avere un’auto decapottabile. Qui ai negozi trovai ancora ‘a libretta ma in Australia si pagava in contanti, quindi continuai con quest’abitudine. E introdussi un’altra buona usanza acquisita: dire grazie al negoziante dopo aver comprato qualcosa. E da quel momento, ho notato che i conflentesi cominciarono a seguire il mio esempio”.

Aldo e Anna: una vita insieme

La storia di Anna Plocica, invece, è parallela ma con direzione diversa. Cresciuta in Polonia, vince una borsa di studio per l’Università di Roma. Lì si fa molti amici in particolare calabresi che l’invitano per un paio di giorni in Calabria. “Qui ho conosciuto Aldo e il weekend si è allungato fino a oggi” – ci dice scherzosamente. È bastato uno sguardo per accedere la fiamma che divampa ancora oggi. Hanno deciso di rivedersi a Natale: questa volta sarebbe stato lui a raggiungerla a Cracovia. Così fu, e in quelle vacanze si promettono di sposarsi in primavera. Riempiono i giorni che li separano dal loro “sì” con le cartoline giornaliere che Anna scriveva. Finalmente arriva l’aprile del ’79: Aldo e Anna si sposano in Polonia.

Scorcio Di Conflenti visto da casa di Aldo e Anna
Uno scorcio di Conflenti visto da casa di Aldo e Anna

Si trasferiscono dapprima a Decollatura ma poi decidono di costruire casa a Conflenti, dove vivono tutt’oggi. Perché a Conflenti, come dice sempre Aldo, puru e petre te parranu. Anche Anna, una volta a Conflenti, sente la sensazione di essere ritornata indietro nel tempo. Ma si abitua presto a questa nuova vita. Dal matrimonio di Aldo e Anna nascono Gianluca e Gianpaolo: entrambi hanno seguito le orme dei genitori e vivono, infatti, all’estero. Gianluca è emigrato nel Regno Unito, dopo aver vinto un concorso. E lì ha trovato lavoro come docente di spagnolo e francese, e ha messo su famiglia. Gianpaolo, invece, è partito per scelta, quasi come suo padre. Conflenti, è inutile dirlo, rimane sempre nei loro cuori.


   
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(@saiuti)
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Registrato: 6 anni fa
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@katia davvero bello, grazie per aver condiviso con noi


   
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(@katia)
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Registrato: 6 anni fa
Post: 84
 

 

 

Voglio condividere con tutti voi la sofferta storia di emigrazione di un mio concittadino: Gaetano Volpe.
La sua storia forse non è molto diversa da quella di altri emigranti italiani ma è veramente commovente. Ci troviamo a Conflenti (Calabria) nel primo Dopoguerra. Disoccupazione, povertà e analfabetismo dilagavano in tutto il paese. Vi era una situazione davvero catastrofica; si stava attraversando una grave crisi economica.
Le riviste dell’epoca pubblicizzavano “le Americhe” e invogliavano la gente a partire per i famosi viaggi della speranza, verso nuove terre che promettevano benessere e ricchezza.

Gaetano Volpe

Anche la famiglia di Gaetano stava attraversando un momento molto difficile. Viveva di stenti. E fu così che i genitori decisero di partire per l’Argentina alla ricerca di una vita migliore. Partì dapprima il padre con uno dei suoi fratelli e in seguito li raggiunsero Gaetano, insieme alla madre e gli altri due fratelli. Gaetano lascia Conflenti con il cuore a pezzi, non riesce a salutare gli amici, è un dolore troppo forte! Tuttavia, parte accompagnato dalla speranza di arrivare in Argentina, avere successo e poi tornare da vincitore nel suo amato Paese. Affronta il lungo viaggio in balia dell’oceano intrattenendo i passeggeri della nave con musiche popolari e canti conflentesi. Era un modo per continuare a sentirsi vicino alla sua amata Conflenti. Arriva in Argentina e inizia la sua nuova vita ma non è la vita che aveva sperato e sognato. Sposa una ragazza del luogo e trova lavoro come spazzino.

Per passione studia solfeggio e canto lirico. È anche un poeta e un artista. I suoi versi e le sue opere richiamano sempre Conflenti, il Santuario e la Madonna della Quercia di Visora a cui lui è molto devoto. Amato e rispettato da tutti, conduce una vita dignitosa ma con il pensiero fisso di tornare almeno una volta a Conflenti. Purtroppo succede sempre qualcosa di inaspettato che prende il sopravvento e lo costringe a rimandare questo viaggio tanto desiderato. Ma ecco che arriva Salvatore Buonocore in vacanza a Buenos Aires insieme all’allora sindaco di Conflenti Giovanni Paola. Si incontrano e chiacchierano e gli racconta la sua storia e il suo sogno.
Tornato a Conflenti Salvatore non dimentica quell’incontro e dopo qualche mese si reca in un’agenzia di viaggi e, facendosi carico di tutte le spese, compra un biglietto aereo per l’Italia da regalare a Gaetano. In seguito, quando il parroco del paese don Adamo Castagnaro venne a conoscenza del bel gesto di Salvatore, decise di aiutarlo dando un importante contributo.

Il ritorno nell’amata Conflenti

Alla veneranda età di settant’anni, Gaetano finalmente torna a Conflenti! Il suo cuore scoppia di felicità. Piange come un bambino e non riesce a trattenersi. Cammina per strada suonando i campanelli e urlando: sono Gaetano, sono tornato! Poi va nella sua vecchia casa e cerca un buco nella porta che dava sul giardino. Lo aveva fatto con il fratello Alfredo quando erano piccoli, ed era ancora lì! Comincia a ricordare le giornate estive trascorse correndo sui prati fioriti catturando grilli e inseguendo farfalle e poi andando sudati a bere alle sorgenti di acqua fresca. Quante emozioni, quanti ricordi!
Gaetano ha vissuto una vita sospesa tra due mondi. Diceva così: “Ho vissuto due vite parallele. Di giorno vivevo e lavoravo a Lanus ma la notte, tutte le notti, in questi cinquant’anni sono ritornato nel mio amato paese. Camminavo lungo le strade, cercavo di ricordare i negozi, i bar e la gente che vi avevo lasciato. Non volevo dimenticare niente. Tutto doveva rimanere nitido nella mia mente. La terra che mi ha dato da mangiare è l’Argentina, la rispetto e gli sono grato ma la terra che mi ha dato la vita è l’Italia e io non l’ho mai dimenticato“.

I luoghi del cuore sono i luoghi dove abbiamo vissuto le emozioni che hanno plasmato la nostra vita. Emozioni che non potranno mai essere dimenticate. Sono luoghi speciali, intimi e profondi che soprattutto chi è all’estero ne custodisce gelosamente la memoria e Gaetano ne è la conferma.


   
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(@Anonimo)
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La storia dell'emigrazione nel nostro paese è infinita , è impossibile scrivere il suo ultimo capitolo. In questo bellissimo gruppo ho la possibilità di scrivere per recuperare la memoria storica di tanti nostri paesani che non hanno mai dimenticato le proprie origini, e di ridare dignità alle loro storie. Giorni fa ho avuto il piacere di parlare con Nicolas Vescio, il nipote de Mastru Ciucciu e ddoga che mi ha raccontato la storia di quando ha dovuto dire addio agli amici, alla propria casa al proprio paese, alle sue strade, ai suoi colori, ai suoi sapori. Partire per un paese straniero, senza conoscere la lingua e senza soldi. Una storia a lieto fine, da raccontare, affinché le nuove generazioni conoscano i sacrifici dei loro antenati. Nicolas lascia Conflenti nel 1955 assieme alla sua famiglia,quando aveva 7 anni. Una partenza straziante per i saluti ai familiari, un paese stretto attorno a loro che piangeva e le fotografie da tenere sempre sul cuore, il tutto nelle tristi famose “valigie di cartone”. «Ho vissuto un'infanzia infelice in Argentina. Non ho trovato amici,ho dovuto imparare da solo la lingua. Finita la scuola elementare,sono andato a frequentare il liceo e nello stesso tempo lavoravo per potere studiare.Poi,dopo essere diventato tecnico industriale,ho frequentato il college per ingegnere.Mentre studiavo,continuavo sempre a lavorare per guadagnare i soldi necessari per la scuola e per poter vivere.Ho lavorato ancora per aiutare i miei genitori a costruire una casa e dopo ho potuto cominciare a pensare di costruire per me una mia famiglia». Oggi Nicolas ha una brava moglie tre figli, una nipote e molto amici.In tutti questi anni ha sempre sofferto la nostalgia del suo paese e di tutti i suoi cari parenti e amici che aveva lasciato a Conflenti .Dopo 61 anni,ha potuto finalmente fare un viaggio a Conflenti.Così rivede i suoi cari cugini e zii che per tanti anni aveva portato nel cuore. Il viaggio a Conflenti rimaneva un sogno perchè avendo affrontato tante spese per la famiglia i soldi non bastavano mai. La vita di Nicolas a Conflenti è rimasta congelata a 60 anni fa e per questo è rimasto dispiaciuto non ritrovando più i suoi cari nonni e zii. Ho ascoltato con grande emozione una storia così grande fatta di umiltà, di speranze, di sogni, di illusioni, di vittorie e sconfitte, che non poteva essere taciuta. Nella mente di questo nostro fratello la nostalgia torna forte ed imperiosa ma ora con l'anima più serena e soddisfatta perchè ha potuto salutare il suo paese. La sua storia si dipana in quelle strade dove ha giocato quando era bambino e dove nonostante la miseria era felice assieme ai parenti cari . Conflenti lo ha accolto con grande affetto e oggi quanto si ritrova con gli amici cujjintari nonostante la distanza i vincoli si affermano ancora di più. «La lingua cujjintara è come il suono delle campane del mio paese, è ciò che trasporta, riporta i ricordi...

Questo post è stato modificato 2 anni fa da Anonimo

   
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(@katia)
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Voglio condividere con tutti voi questa bella e toccante storia che la signora Maria Agostino, di origini conflentesi, ha scritto sul gruppo facebook "Conflenti e i Conflentesi raccontano Conflenti".

"Ciao a tutti di Conflenti, dove siete nel mondo.
Mi scusi la mia grammatica se ci sono sbagli, ma abbiamo lasciato Conflenti e io era bambina e L’Italiano non è la mia prima lingua.
Questa storia lo trovato in un libro che mi ha rigelato il mio cugino Joe Vescio che lui conosce la mia passione. È un storia chiamata "In Cerca dei i Re". Li Re sarebbero i passeggeri su questa nave che si chiama allo stesso modo. Questo libro è stato scritto da Australiano-Italiano, Tony De Bolfo. Lui come me è interessato della storia di immigrazione della sua famiglia.

La nave Re D’Italia partì da Genova il 10 Ottobre 1927 via Napoli, Messina, Porto Said, Colombo e Australia. Arriva a Fremantle in  Australia 13 Novembre con a bordo 523 passeggeri.
Leggendolo ho trovato che parlava di un viaggiatore di Conflenti, il suo nome Nicola Nicolazzo. Nato a Conflenti il 5 Maggio 1904.
Lui è sbarcato a Melbourne e li trovò il suo amico Nicola Mastroianni che aveva un negozio di fruttivendolo. In Italia aveva lasciato la moglie Caterina Butera e la figlia Maria di 2 anni .
Nicola si spostò in un altro stato, e ritornò in Victoria sempre in cerca lavoro. Fu arrestato perché stava lavorando senza avere il permesso in varie stati (provincie). Si trova in Victoria quando comincia la seconda guerra.
Interessante, Nicola sposò la moglie che aveva appena 14 anni prendendola di forza con un gruppo di sui amici e scappò. La porto in campagna a una casa abbandonata e dopo 14 giorni ritorna in paese dal prete per sposarsi, ma il prete non ci da permesso perché lei non era di età di 15 anni e 6 mesi, prima di sposare. Nicola se né va in guerra e torna a Conflenti dove Caterina ha un bambino Bruno. Ma poveretti, Bruno cadde in una "quadara"(Grande pentola) mentre si faceva il formaggio e morì.
Il 14 Novembre del 1925 Caterina partorisce due gemelli un bimbo Pasquale che è nato morto e la figlia Maria. Maria aveva quasi 2 anni quando Nicola partì per l’Australia. L'intenzione di lui era quella di stabilirsi e poi portava la famiglia.

Caterina e Maria non hanno avuto più sue notizie e con la guerra pensavano che anche lui forse era morto.
Dopo la guerra Caterina viene contattata della Croce Rossa e le dissero che Nicola era vivo. Prepararono i documenti  per venire in Australia. La mamma  di Caterina era tanta contraria dicendo "dove vai, sono tanti anni che non hai sentito proprio niente e non voglio che parti". La situazione era difficile perché Nicola era analfabeta. Ma Caterina insiste e partì per raggiungere suo marito.
Arrivata in Australia, lei si sentiva strana. Nicola era senza lavoro, perché si aveva fatto male nella fabbrica. Si aveva fatto male a una gamba mentre stava lavorando. Caterina subito si mese a lavorare a una fabbrica di pasta. Cercava di  comprarsi la casa. Aveva solo una amica e la vita era difficile e strana perché abitavano in un posto cattivo. Nicola si trovava sempre ammaltò e hanno fatto decisione di tornare in Italia. Gli mancava la sua Patria a tutti i due.
Nel 1952 nasce una seconda figlia che chiamano Pina. Nicola si ammalò gravemente. Caterina da sola lo porta allo ospedale dove lui morì. E lei da solo ritorna a casa con il tram. Nicola morì il 16 Novembre 1954. Caterina non si ha sposato più e lei morì da 91 anni nel Maggio del 2000.

Questa storia mi ha toccato tanto a me perché il mio nonno lasciò Conflenti lasciando la mia nonna Mariangela Tomaino con 2 figli, mio papà Fiore da 1 anno e mezzo e mio zio Antonio di 3 anni. La nonna da sola con i figli, tempi difficile e non arrivò in Australia finché 1948. Quasi la replica della storia di Nicola".


   
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(@Anonimo)
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Oggi vi racconto la storia di un'altra famiglia conflentese nata a Costa e ad Annetta. Maria Agostino figlia di Fiore e Rosina Vescio emigrò in Australia all'età di 4 anni nel 1949.Il padre di Maria lavorava per tre sterline a settimana in una fabbrica di mattoni facendo i doppi turni per poter aiutare la famiglia rimasta a Conflenti a raggiungerlo in Australia. Un lungo viaggio, racconta Maria di 36 giorni che allora costò quasi un milione di lire. La mamma era incinta di 7 mesi del fratellino Giuseppe, non era facile in quei tempi affrontare un viaggio così lungo. La vita era tanto dura in Australia i conflentesi anche qui erano pastori, contadini, lavoravano in aziende boschive, altri lavorarono nelle miniere. Mio padre a volte , provato dalle difficoltà e dalla solitudine sarebbe voluto tornare al suo paese. Alle difficoltà dovute dalle precarie condizioni di vita e al lavoro, se ne aggiungeva un’altra ancora più grave, quella della lingua. Era veramente un grosso problema soprattutto per i miei nonni, la maggior parte degli emigrati era analfabeta. Mio nonno Giuseppe avevano ospitato tanti parenti e amici venuti da Conflenti finché non trovavano un posto per vivere. Attraverso questi frammenti di memoria, ho cercato di ricostruire, le condizioni di vita di questi nostri pionieri. Una vita da contadini, dipinta con i colori della dura esistenza in tempi in cui Conflenti era immersa nella povertà e nella tristezza più cupa. Maria mi racconta che in qualsiasi parte del mondo ci sia un conflentese , la devozione della Madonna della Quercia è immancabile, e il forte legame che lega gli emigranti al loro paese d'origine, li fa sentire "protetti" sotto il suo manto.


   
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(@katia)
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https://conflenti.italiani.it/in-ricordo-di-mario-porchia/

In questi giorni di festa si è spento Mario Porchia, un figlio di Conflenti nato e vissuto in Argentina. Una malattia maledetta lo ha portato via troppo in fretta. Mario era una persona umile, un professore universitario di tutto rispetto e ben inserito nelle alte sfere della “Società” di Buenos Aires. Ha sempre avuto un forte legame con Conflenti, ed è tornato più volte a visitare il nostro Paese, i suoi parenti e gli amici a cui era molto affezionato. Era anche un fedele e devoto sostenitore della Madonna della Quercia di Visora alla quale era legato da un amore spirituale, non paragonabile ai legami terreni, a cui affidava le sue preghiere.

Anche noi di itConflenti, in nome di tutto l’amore che ha saputo donare e della splendida persona che è stato, vogliamo ricordarlo e omaggiarlo e lo facciamo riportando le parole scritte da Salvatore Buonocore e Giovanni Paola che hanno avuto l’onore di conoscerlo personalmente e di averlo come amico.

“IN RICORDO DI MARIO PORCHIA

 Alla Famiglia, ai Parenti ed a tutti quelli che lo hanno conosciuto 

Era il 2 ottobre del 1996 quando, con grandissimo entusiasmo io, con la fascia tricolore del Comune di Conflenti e Salvatore Buonocore, ci trovammo nella mitica Argentina, terra di conquista e di speranza per nostri molti concittadini della comunità di Conflenti. Ad accoglierci all’aeroporto di Buenos Aires una folla festosa di gente che, per la prima volta nella storia, poteva “abbracciare” il Sindaco di Conflenti, giunto appositamente in Argentina per fare loro visita. Tra i tanti che aspettavano impazienti questo momento, c’era anche un omone imponente, con un sorriso smagliante ed un’intensa voglia di conoscerci. Era Mario, allora per noi, era il figlio di Vincenzo, nipote di Nicolino e cugino di Giuseppe. Ma ci bastò poco per diventare immediatamente nostro amico per quella sua personalità affabile, di persona umile, ancorché impegnato nel ruolo di Professore Universitario e molto bene inserito negli ambienti alti della Società della Capitale Argentina.

Mario Porchia E Salvatore

Mario, la sera stessa del nostro arrivo, quando ancora noi ‘storditi’ dal fuso orario, ci portò a cena, insieme a tanti altri amici, al “Rodisio”, ristorante esclusivo e tanto reclamizzato di Buenos Aires, nella zona di “Puerto Madero”. Le frequentazioni con Mario, in quei giorni di nostra permanenza in terra Argentina, si fecero molto più ravvicinate e furono utili per affinare un’amicizia profonda ed indissolubile. È così che, insieme ad altri conflentesi di Argentina, divenne insostituibile nei nostri spostamenti. Con Mario da subito era facile immaginare che si creasse un’amicizia duratura che superasse l’estemporaneità di quel momento della nostra presenza in Argentina. E così é stato. La convinzione che lui fosse molto amato, che godesse di ampia fiducia in più ambienti sociali e che avesse la capacità di incidere, l’ha evidentemente dimostrato in occasione della nostra ripartenza per tornare in Italia. Non essendo riuscito a giungere all’aeroporto per salutarci prima che noi ci imbarcassimo sul volo internazionale, abbiamo lasciato i saluti a Mario per il tramite degli altri amici presenti.

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Dopo essere saliti sull’aereo ed addirittura occupati i posti a noi assegnati, con nostra grande sorpresa ed incredulità, abbiamo ricevuto la visita di Mario direttamente sull’aereo il quale ha ottenuto un permesso fiduciario per incontrarci di persona. È riuscito, praticamente, a fermare l’aereo per venirci a salutare. Tra gli appuntamenti più significativi di quel periodo, ricordiamo con particolare intensità emotiva, quando insieme siamo andati nei vari cimiteri di Buenos Aires per rendere omaggio ai Conflentesi d’Argentina che hanno scelto di riposare permanentemente nella terra platense, dopo averli ospitati da vivi. Il momento di maggiore suggestione é stato quello di constatare che, tra le muraglia interminabili di loculi, era facile individuare quelli che ospitavano i conflentesi, perché tutti contraddistinti dalla presenza lapidaria dell‘immagine della nostra “Madonna della Quercia” con la sua perenne emanazione di una luce sempre viva. Da oggi siamo convinti che in quel cimitero c’é una luce che brilla più delle altre che, in un fragoroso silenzio, abbaglia per l’intensità della Tua memoria, per i ricordi, gli insegnamenti e gli esempi che ci hai lasciato. GRAZIE MARIO.

Giovanni PAOLA.
Salvatore BUONOCORE


   
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