notification icon
itNoi applicazione
Tutto il meglio di Noi italiani.it sul tuo telefono
Installa

Forum

[STORIE] Pasquale D...
 
Condividi:
Notifiche
Cancella tutti

[STORIE] Pasquale Diaferia: intervista a uno dei più grandi pubblicitari italiani


(@domenicot)
Membro Admin
Registrato: 3 anni fa
Post: 480
Topic starter  

https://www.italiani.it/pasquale-diaferia-intervista/

Pasquale Diaferia è un fiume in piena di idee e stimoli. Una intervista con lui equivale a un viaggio in lungo e in largo per i talenti del Paese. “Io annuso l’aria – mi spiega – un creativo non immagina quello che è successo, ma quello che succederà”. Il suo mantra è nella foto copertina “non importa quante idee hai, ma quante ne realizzi”.

Pasquale Diaferia è autore di pubblicità che conosciamo tutti e fanno parte del nostro immaginario, avete presente spot che sono entrati nelle nostre case, nel quotidiano? Campagne come quelle per Breil, Barilla, Clear, Moschino, Olivetti, Peroni, Panorama, Vespa, Bic, Agip solo per nominarne alcune. Inoltre Diaferia è giornalista, ha scritto libri e rifondato, in toto, un certo modo di fare comunicazione. Mi vengono in mente due parole, Brand and poetry, il desiderio di accostare ai grandi marchi la poesia della promozione.

pasquale diaferia  

Il creativo Pasquale Diaferia, un Boomer di successo

Dal cibo, alle imprese, alle industrie, la moda, la musica, il sogno made in Italy, basato sul saper fare. In Diaferia riconosci uno sguardo che valorizza bellezza, intuito e passione. Questa la materia a cui attingere per trovare soluzioni fantastiche e pratiche allo stesso tempo.
Parlare con lui ti pacifica e ti gasa. Ti sprona, è una lezione di vita, piena di humor ed energia positiva.
Pasquale Diaferia, è nato a Varese, da una famiglia di genitori emigrati dal Sud. Venivano da Campobasso, lui si considera un boomer “che ce l’ha fatta”. Farcela, è un concetto complesso, costruito da equilibri sottili, tanto che in occasione di un compleanno speciale, gli 80 anni di sua madre, Diaferia firma un editoriale sulla Provincia di Varese, intitolato proprio così: Mi chiamo Pasquale e a Varese ce l’ho fatta: …e se ho vinto premi, lavorato per le più importanti aziende del mondo, ricevuto attestati di stima come soddisfazioni economiche, beh, lo devo anche al fatto di essere cresciuto in una città che, quando ero adolescente, era più sfidante e internazionale di Milano… Ho respirato, assieme al calore del falò della Motta, anche l’intensità delle differenti culture di persone che parlavano altre lingue, e pensavano in modi diversi dal mio, dal nostro… , si legge a un certo punto.

Pasquale Diaferia: competenza, studio e impegno

Per intere generazioni Pasquale Diaferia è il creativo numero uno, capace di intercettare emozioni e desideri, di anticipare spot sentimentali, che agganciano l’anima, quando il neuromarketing non esisteva ancora. Che ha utilizzato la tecnologia applicata all’arte. “L’arte fa la differenza – mi dice – i media fanno danni. Non sono il messaggio. Non si può scambiare lo strumento per il contenuto“. Una riflessione che non mette in discussione McLuhan, ma ribadisce: “che la comunicazione fa la differenza, i robot sono i migliori amici dei creativi. Insieme agli ingegneri informatici ci vogliono i creativi“. Leggere i dati, le analisi, attenersi agli algoritmi predittivi, altrimenti, diventa come “prevedere quello che è già successo. Tutto, invece, è fatto da tensioni. Da due poli contrapposti, la tensione è utile, positiva”. In pratica “la predittività ti dice che le cose possono accadere, ma in realtà le condizioni cambiano, mutano continuamente”.

Pasquale Diaferia - campagna pubblicitaria  

Ma come si forma una mente creativa? “Cresco a Varese negli anni ’70. La città allora aveva un Pil più alto di Milano, alla tradizione agricola si era affiancata la forza dell’impresa, del calzaturificio Di Varese. Ma soprattutto, alla produzione industriale internazionale si è aggiunto un centro studi, il Ccr di Ispra. Varese quindi era meta di scienziati provenienti da tutto il mondo, che avevano bisogno di servizi, di una scuola europea. Quando ancora non si parlava di Europa noi la mettevamo in pratica, sapevamo che era una cosa vera. Ho frequentato quella scuola e avevo compagni di ogni Paese. Quando l’industria chiude, all’improvviso, perché non è più conveniente, la cultura e la formazione, e soprattutto quella vocazione di scambio internazionale, rimangono”.

L’imprenditoria in Italia

Spiega Diaferia che dove si incontrano le civiltà avviene un arricchimento, oltre i termini materiali
Attualmente l’imprenditoria è fatta da gente immigrata. Puoi farcela, sai che competenza studio e impegno possono essere l’ascensore sociale. Possono cambiare il tuo destino.
La spinta sono il bisogno, a volte la fame, che fanno da traino. Comunicare è creare relazioni umane. L’anima non è immateriale, è guidata dalle nostre connessioni neuronali.

Dopo la pandemia si ritorna al bisogno di rapporti che vadano oltre lo schermo degli smartphone.
Si registra un ritorno nei piccoli centri, soprattutto dopo la spallata che ci ha dato il Covid. In Francia – prosegue – ho visto uno spot di un supermercato. Prima trasferirsi a Parigi era un mito, qui si vede un uomo che ha ottenuto il trasferimento, dopo la cena di addio, comincia il suo viaggio verso la capitale, ma poi, assalito dalla nostalgia, fa inversione e torna indietro. Un film di due minuti che è uno spaccato sociale”.

Pasquale Diaferia, il coraggio di cambiare

Pasquale Diaferia ha ricevuto molti riconoscimenti. Un numero davvero impressionante. Nominiamo fra tutti, due Leoni di Bronzo e cinque short list al Festival di Cannes. Ma come si fa a “farcela”, quali meccanismi regolano la comunicazione?

Il coraggio. La forza di cambiare ed evolversi. Non bisogna aver paura del foglio bianco, il foglio bianco deve aver paura di te. Io dico sempre: tu vuoi fare succedere le cose o vuoi che le cose facciano succedere te? Non bisogna farsi influenzare da chi dice ‘abbiamo sempre fatto così’. Esiste sempre un’altra maniera di farlo. Non scimmiottare i grandi ma sfidare il mercato con i propri mezzi.

Per esempio l’anno scorso abbiamo lavorato per un piccolo Retail, fornitore di grandi marchi, come Puma, Adidas e Nike. A gennaio 2020, purtroppo muore il campione di basket, Kobi Briant. Per la nostra campagna abbiamo avuto in anticipo, dalla Nike, la più bella foto celebrativa di Kobi. La stessa che lunedì il dopo ha pubblicato in copertina il Time. Questo per sottolineare il rapporto di fiducia che si instaura se lavori bene, se punti a cose belle. Se mantieni una buona reputazione. Ci vuole tempo per misurare queste azioni, ma alla fine ripagano. La qualità, ripaga sempre. Anche grandi strutture lo riconoscono e ti danno opportunità.

Soprattutto, dice Diaferia, bisogna valorizzare quello che ti piace. “L’Italia è cresciuta grazie al design e alla bellezza. In questi siamo unici, rendersi unici è vincente.

pubblicità bryant  

Tutti fanno le stesse cose perché si fanno ispirare dalle stesse immagini, dagli stessi impulsi. Si attinge dalle stesse fonti. Bisogna variare, distaccarsi. Valorizzare quello che piace, che si sa fare. Siamo il Paese della moda, perché i nostri nonni erano sarti, per esempio. E poi bisogna lavorare e circondarsi di persone giuste. Io prendo spesso come esempio Celentano. Un cantante che non ha avuto paura di evolversi, ha parlato di ambientalismo prima che fosse un’emergenza nota. Ha saputo riconoscere i collaboratori. Così si entra nella storia”.


   
Citazione
Tag argomenti
Condividi: