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Europa '51, film del secondo dopoguerra che risuona nell'anima Fonte facebook

Europa ’51, pellicola tra contesto sociale e sentimenti

Un film sottovalutato ma davvero risuonante nelle corde di chi è più sensibile d’animo. Europa ’51 (1952) è una pellicola cinematografica che scava sia sull’essenza e il vissuto della protagonista, sia sulla realtà sociale ed economica degli anni in cui trova ambientazione (secondo dopoguerra). Il film, il cui regista è Roberto Rossellini, rientra nella Trilogia della solitudine, assieme a Stromboli (1950) e Viaggio in Italia (1954).

Trama della pellicola

Irene Gerard (interpretata da Ingrid Bergman) è una donna dell’alta borghesia, il cui marito George (Alexander Knox) è dirigente della sede italiana di un’azienda statunitense. Irene è dedita ad interessi effimeri, tendenti soprattutto a tutelare il suo status e quello familiare, nonché a seguire tutte le convenzioni sociali. Pertanto il figlio Michel (Sandro Franchina), un ragazzino, si sente trascurato, incompreso, accantonato. Coltiva un profondo senso di solitudine e una mancanza di riconoscimento che lo porta a tentare il suicidio. Una perdita che arreca un dolore lancinante ai coniugi Gerard. Ma la sofferenza immane portata da questo tragico lutto scuote Irene. La donna si rende conto che non poteva attraversare il dolore riprendendo la vita precedente, caratterizzata da sollazzi vari; occorreva un punto di svolta.

Europa '51, la protagonista a fianco di chi ha aiutato
Ingrid Bergman in una scena del film Fonte facebook

Europa ’51, il cambiamento della protagonista

Andrea Casati era un cugino; giornalista con ideali comunisti, invoglia Irene a conoscere la realtà nelle borgate romane, a Primavalle, caratterizzata da povertà e stenti. Pertanto la donna sempre più si accosta a tale contesto, aiutando le persone che conosce nelle loro difficoltà. Particolarmente ella si immedesima sempre più nelle sofferenze altrui, di chi vive un’esistenza tormentata, degli ultimi relegati ai margini della società.

Il rapporto con le persone svantaggiate inizia quando Irene procura delle medicine a un bambino ammalato; la famiglia prova tanta gratitudine per lei. Poi trova un lavoro in fabbrica ad una donna (Giulietta Masina) con tanti figli, sostituendola i primi giorni perché non poteva presentarsi. Ancora è accanto ad una giovane prostituta, ammalata di tubercolosi, in punto di morte e invita un ragazzo coinvolto in una rapina a costituirsi. Tutti comportamenti che inizialmente il marito tollera, ma poi tende a sospettare sempre più che Andrea fosse il suo amante e che l’abbia plagiata con gli ideali comunisti. La famiglia non riconosce più Irene, etichettandola come “strana”, fuori dalla norma rispetto alla classe sociale da cui viene. La donna trova accusa, poi decaduta, di favoreggiamento dalla polizia, prima che il ragazzo si costituisse.

I comportamenti di Irene Gerard sono considerati stravaganti; una donna del suo livello sociale dovrebbe, secondo certi parametri, pensare a mantenere l’immagine. La donna, ritenuta impazzita, trova internamento in una clinica psichiatrica; ella pure qui ha modo di manifestare il suo carisma. Ulteriori visite da parte degli specialisti confermano che Irene è una donna fuori dagli schemi e quindi i familiari la abbandonano nella struttura. Vi è lo strazio sia di Irene, sia delle persone che ha aiutato e si sono affezionate a lei per la bontà manifestata nei loro confronti.

Europa ’51 e il carisma della protagonista

Il film descrive la misura in cui la libertà delle donne negli anni ’50 in Italia era ancora difficile da concretizzare. La protagonista viene da un altro paese europeo, in cui la donna disponeva già di diritti civili e sociali. Inoltre la pellicola descrive pienamente come una persona, ancor più se donna, la quale non segue determinati standard sociali e culturali, trova prima la stigmatizzazione poi l’allontanamento. In tal senso opera la psichiatria come forma di controllo verso chi non si adatta alla “norma”. Il regista, nella parte in cui la protagonista va in fabbrica, si ispira al vissuto di Simone Weil.

Irene Gerard, con la morte del figlio, segue il daimon, letteralmente demone interiore, ovvero la forza inconscia volta alla creatività. Quest’ultima, nel caso della donna, si manifesta aiutando gli/le altri/e. La protagonista, col lutto che attraversa, fa affiorare la dimensione emotiva, quindi mostra grande sensibilità ed empatia verso il prossimo con le sue sofferenze. Irene afferma chiaramente che è proprio la capacità di immedesimarsi nei panni altrui che la tiene viva. Ella ritiene che solo dando conforto e supporto agli/le altri/e sta meglio; è legata al prossimo da questi sentimenti. Europa ’51 rappresenta come l’impegno di Irene verso chi è in difficoltà è stoico, le fa cambiare prospettiva. Emerge in lei un carisma che la porta a dedicarsi agli/le altri/e, ad andare oltre il suo dolore e questo le consente di lenirlo.

Ingrid Bergman che incarna lo struggimento della protagonista
Ingrid Bergman nei panni della protagonista che interpreta Fonte Facebook

Una donna prima integrata poi emarginata

Europa ’51 descrive con accuratezza l’evoluzione caratteriale della protagonista. Da donna di salotto a sostenitrice degli ultimi. C’è chi spiega questo cambiamento in chiave cristiana, chi in chiave politica e materialista. Con tale svolta Irene Gerard diviene scomoda, sia per la famiglia sia per il contesto alto borghese da cui viene. Uno stile di vita che suscitava scandalo, sia per questioni di classe che di sesso. Negli anni ’50 era inconcepibile che una donna, specie di rango sociale elevato, andasse in giro a seguire il suo desiderio, quindi a partire da sé. Pertanto occorreva tacitarla; questo compiuto tramite la psichiatria.

La protagonista come una deviata sociale da contenere. Questa la sorte delle donne che rifiutano le logiche patriarcali di chi vuol decidere per loro; in epoca moderna coi roghi, nella contemporaneità in altre forme. Questa la sorte di chi non segue le convenzioni sociali, ancor più se si è donna, perché in ogni epoca esiste il modello dominante cui allinearsi. Europa ’51 è un film col taglio sia socio politico sia emotivo. Descrive sia le contraddizioni dell’Italia post bellica sia i sentimenti della protagonista. Una pellicola da rivalutare, inserita nella lista I 100 film italiani da salvare.

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