Brunella Gatto è l’artista cosentina conosciuta nel mondo come la “regina del folk” e “la calabrisella giramondo”. Recentemente, un sondaggio realizzato dal “Quotidiano della Calabria”, la vuole secondo volto femminile tra i più rappresentativi della regione. L’amore per la sua terra, forte e profondamente radicato, Brunella lo porta ovunque. In molti anni di carriera, ha ripercorso molteplici aspetti della musica tradizionale calabrese, spesso arrangiandola in maniera innovativa e diffondendola a livello regionale, nazionale e internazionale. All’estero è molto seguita e amata, proprio come lo è in Calabria. L’abbiamo incontrata per voi.
Brunella, cosa prova quando canta la Calabria?
«Cantare la mia terra mi affascina, per me è come una carta d’identità per dire “canto questo genere e lo rappresento”. Con la mia voce cerco di raccontarla per risalire all’essenza dei canti del passato. Cerco di metterci sempre tanta passione, calore e semplicità, che spero di trasmettere».
Cosa ama della sua terra?
«Amo i suoi odori, i sapori, le sensazioni. Fanno parte del mio romanzo personale. La amo in modo direi viscerale, mi appartiene. È una terra da scoprire, con tutte le sue sfaccettature brutte e belle, che si intrecciano nel filo della meraviglia. I mass media, dai giornali al cinema e alla televisione, raccontano solo aspetti della Calabria in negativo ma sarebbe bello valorizzare il territorio, le sue bellezze estetiche, paesaggistiche e culturali, gratificanti e rigeneranti per lo spirito. Ci sono tante potenzialità, dovremmo “lottare” in un’unica direzione».
Cosa vuol dire portare la Calabria nel mondo?
«Portare la mia terra in giro per il mondo mi aiuta a far scoprire e a far riscoprire i valori di quella che era la cultura di un tempo ormai perduto. Si dà voce al nostro passato, alle scene di vita quotidiana, all’affanno del duro lavoro nei campi, al grido delle lotte e delle rivoluzioni, ai canti d’amore, alle poesie e al fascino ormai perduto delle antiche serenate».
Lei è ambasciatrice UNPLI, che rapporto ha con le associazioni?
«Sono da molti anni Ambasciatrice UNPLI Calabria. Alcune associazioni mi hanno invitata a scopo di beneficenza e io, con tanto amore, ho sempre cercato di supportarle con il cuore, perché ho sempre pensato che ciò che si fa con il cuore arriva al cuore. Penso anche che il canto unisce e, come dice Papa Francesco, “avvicina al trascendente”, unisce le persone e disintossica dalla mediocrità».
Cosa ha di speciale la musica folk-popolare?
«La musica folk, da tempo immemorabile, trasmette la tradizione povera di canti e balli che si tramanda di generazione in generazione. È speciale perché ci appartiene e ci unisce, specialmente in questa società in cui viviamo, una società che si fagocita e ci proietta verso l’individualismo. Attraverso la musica folk-popolare si vive il passato che fa parte del presente e ci proietta verso il futuro».
Che riscontro ha nel mondo?
«La musica folkloristica-popolare è molto seguita e apprezzata nel mondo. Prima era seguita da un pubblico più maturo, adesso sono i giovani ad appassionarsi, cercando di espandere, a loro volta, queste musiche sia tradizionali che cantautorali».
In quali paesi ha portato finora il suo lavoro?
«Tramite le comunità calabresi nel mondo, ho avuto, prima con il Trio della Sila e dopo con la mia band, il piacere di cantare in diversi paesi: Canada, Stati Uniti, in particolar modo a New York, Argentina, Romania, Germania e tanti altri posti, inclusa l’Italia, per scambi culturali e, ovviamente, nella mia terra amatissima, con numerosi concerti».
Come la accolgono gli italiani all’estero?
«Gli italiani, e non solo, accolgono sempre amorevolmente, con calore e ospitalità che, con tutto il rispetto per le altre regioni, solo noi del Sud esterniamo in modo direi dirompente. Apprezzano sempre con curiosità le tradizioni ma anche le innovazioni che trattano il sociale».
Sta lavorando a un nuovo album, ci potrebbe anticipare qualcosa?
«Ho sempre l’entusiasmo dei primi anni, la gioia, il desiderio e la costanza di preservare e salvaguardare i nostri canti, le nostre musiche tradizionali, patrimonio di inestimabile valore. Sto lavorando a un nuovo progetto che per me significa dare vita a nuovi stimoli. Sono mesi di concentrazione, di ritocchi, di imprevisti, di sorprese, ma sono felice ed entusiasta perché amo questo lavoro che mi regala emozioni e sensazioni profonde. La musica ci fa sognare, apre le porte del proprio io, ci trasforma, ci fa pensare di poter essere ciò che forse per paura, per convinzione o timore del giudizio altrui, non avremmo mai il coraggio di essere. Grazie al mio pubblico, che mi segue sempre con tanto affetto, e grazie ad Antonietta Malito per la sua serietà e professionalità».