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Sant’Agata, la festa nel circuito del Patrimonio dell’Umanità

La Sicilia è molto legata alla Festa di Sant’Agata. Da sempre sono previste giornate intense in cui i catanesi scalpitano. E lo faranno anche quest’anno nonostante divieti e restrizioni a causa del covid. Un legame così profondo, così ancestrale tra Catania e Sant’Agata da essere riconosciuto a livello internazionale. In inverno le celebrazioni durano dal 3 al 5 febbraio. Il primo giorno rievoca il martirio della Santa, l’ultimo è riferito alla sua morte. La Santa è celebrata anche il 17 agosto, data che rammenta il teatro delle spoglie di Agata a Catania. Queste furono trafugate, portate a Costantinopoli come bottino di guerra e rimastevi per 86 anni.

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Quel giorno giunsero a Catania diverse migliaia di pellegrini e viaggiatori. Anche la storia di Agata, considerata dal Cattolicesimo vergine e martire, è davvero suggestiva. Tra fede e folklore, la festa di Sant’Agata è la terza festa al mondo, in termini di partecipazione, condivisione, organizzazione. Pertanto, nel 2002, la festa di Sant’Agata è stata riconosciuta dall’UNESCO come Bene Etno Antropologico della città di Catania nel mondo. Un bene che, in termini più semplici, rientra nel Patrimonio dell’Umanità. Un riconoscimento avvenuta assieme alle città tardo barocche della Val di Noto.

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