Il Carnevale a Palazzolo Acreide si può far risalire al periodo in cui i feudatari del castello davano ai palazzolesi la possibilità di danzare e cantare per dimenticare la fame e la carestia. Ma il carnevale si può far risalire ad un’usanza particolare tipica del borgo. L’usanza riguardava la processione in maschera della festa della Madonna dell’Odigitria, patrona un tempo del paese.
Il Guastella, studioso dell’Ottocento, scrisse di questa festa: “Ignoro se in altri paesi avesse luogo quella processione semi-carnevalesca, ma è indubbio che fino a qualche centinaio di anni fa sussisteva a Palazzolo”. La processione era accompagnata da danzatrici coperte di veli, signore nobili con un lungo manto nero e donne chiamate ‘ntuppatieddi’, cioè donne vestite con lunghi manti neri, da dove si scorgeva soltanto un occhio. Infine si univano alla processione altri gruppi in maschera, compresi i chierici. Questi ultimi per partecipare e per vestirsi in maschera avevano l’approvazione del vescovo a vestirsi in maschera.
Dai primi anni ’80 del 1900, come dice Salvo Guglielmino riguardo il carnevale “l’aspirazione diventa comune: rendere la festa variegata nelle forme, ricca di manifestazioni collaterali di un certo livello, il più possibile decentrate. Si ricostruiscono i veglioni più grandi del passato”. Giuseppe Fava descrive i veglioni così: “Vecchi veglioni, costruiti con una palizzata di tavole tutt’intorno alle piazze: la tribuna d’onore con le spalle a tramontana. Da una parte il palco per l’orchestra e dall’altra una fila di botteghini per le lotterie, imbanditi di ogni premio, cioccolata, salumi, ninnoli e mortadella”.