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[STORIE] Racconti e...
 
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[STORIE] Racconti e poesie di Lucy


(@domenicot)
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Registrato: 3 anni fa
Post: 480
Topic starter  

Uno spazio dedicato e gestito dalla vincitrice del Premio Vittorio Butera 2021.

Una sorta di diario nel quale verranno pubblicate le memorie e le poesie dedicate principalmente a ricordi del passato, emozioni vissute, nel caratteristico borgo calabrese di Conflenti.

Nuvole rosa galleggiano nell’aria mentre il sole rinasce.
È mattina… Trame di pensieri mi affollano la mente, macchie che scoloriscono nel tempo. Decido di saltare giù dal letto. È domenica! Conflenti dorme ancora nel sonno fresco settembrino.
Un venticello profumato accarezza il silenzio ancestrale. Rivedo i miei 15 anni…

Non c’è nulla da fare, a quell’età si è belli e basta. 
Facendo finta di nulla mi specchio tra le macchine parcheggiate, orgogliosa. 


In realtà sfilo, sfido i sanpietrini con i tacchi alti una sorta di trampoli che slanciano la gamba e la figura…Ma tra poco devo fare i conti con le mie “vecchie” . 
Cominciano i ma… la minigonna non è adeguata, i tacchi sono scomodi, le scollature sono volgari…
Allora mi siedo sulla panchina verde scrostata, c’è zu Giuanninu nella sua solitudine.

Conta i passi da scalare verso il paradiso. Col suo bastone liso, un viso di rughe, pronto a raccontarmi una nuova storia.
Tra poco la piazza si animerà di 100 cori.
Rimangono solo i ricordi e tanta nostalgia, perché il tempo divora tutto.

Lucy Stranges

 


   
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(@Anonimo)
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E ancora una volta mi ritrovo immersa in un tempo assai lontano  tra i vicoli che custodiscono storie d’altri tempi.C'è tutto un tesoro da scoprire  un’esperienza unica... avverto un timido odore che sa di passato "di vecchio"! Mi pervade una certa nostalgia nel vedere quel rosone intarsiato dominato dal verde muschio,  quella cantina buia dove due botti sepolte dalla polvere raccontano le annate di vendemmia straordinaria. Entri in un posto magico qui il tempo si è fermato davvero.... varco l'arco in pietra e proseguo tra angoli nascosti,  tra vicoli stretti e tortuosi. Davvero particolare l'intonaco "a pietra" che preserva  la struttura delle vecchie case e ne aumenta il fascino antico. Sottopassi arcuati lasciati in pietra in cui lo spazio per costruire era limitato, e si cercava  di sfruttare lo spazio disponibile. Qui il sole non arrivava mai e il loro attraversamento regalava sempre gradite sorprese ed un denso fascino misterioso.. Archi nati dalla necessità di allargare la casa che offrivano riparo dalle pioggia a chi si  incamminava per quelle vie .Le "vineddhre"così strette e ravvicinate tra loro favorivano un agevole scambio d'informazioni tra" cummari"e "vicinatu":  vita e racconti di paese. Al posto dei vetri si utilizzavano grate incrociate a scacchiera "canceddhre" , per garantire frescura d'estate e tepore nei mesi invernali. E che dire delle porte du "catuaju" o magazzini realizzate con giunchi intrecciati.Le inferriate floreali, balconi maestosi, gli stemmi nobiliari dei palazzi , una fine ringhiera  avente semplici motivi decorativi..... Assieme all'inciso, i portali valorizzano l'operato degli scalpellini, che con la punta rifinivano le superfici in pietra calcarea. Visibile tutt'oggi la trama muraria tufacea di via Cavour in facciata. E proprio nel suo silenzio che Conflenti regala la sua bellezza e ci ricorda che i luoghi non muoiono, nemmeno quando le persone  sono andate via ma continuano a vivere fino a quando suscitano legami, fino quando qualcuno avrà ricordo.


   
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(@Anonimo)
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È mattina la via assonnata tace ancora. Nella mia mente nessun progetto, seguo istintiva il rumore dei passi di chi parte a ra rrobba. Qualche sorriso fugace tra le vie dove sono cresciuta. .Mentre l'autunno offre il suo lento morire settembre  esplode  nella sua pienezza nello splendido paesaggio montano che circonda Conflenti :ovunque odori, sapori, fraganze.. La salita è faticosa per cui mi fermo sutta l'arcu che ormai è diventata la dimora fissa dei gatti randagi. In realtà è un buon pretesto per parlare ccu  zu Nicola a marca, lui è uno di quei saggi che sa coinvolgermi con i suoi fattarieddri incredibili; fatti di guerra, di fame. La vendemmia, ormai, è imminente ed è sempre bello ascoltare i suoi  racconti. Due botti sbucano accanto al  catuaiu su cchjine de fezza solidificata . Mi parla in considerazione dei danni arrecati a ra vigna in tutta l'annata esternando l'umore. Si agita ad ogni comparsa di nuvole, soprattutto in vista della vendemmia, cosciente della forza della natura e consapevole di dover affrontare un lavoro enorme, scrupoloso, per arrivare alla qualità finale di quanto coltivato, coccolato, accudito durante il corso della stagione.. A menza è annigliata, ma è dduce... Si u tiampu rejia vinnimamu ppe ll'urtima du mise. Prima cuglimu a janca ca ape e aggieddri un ce stanu lassannu nente! Ssa burdulese e 50 litri m'è rimasta. A giorni la sua  cantina sprigionerà un intenso odore di mosto. E subito compare con il bicchiere: piccolo, a cilindro stretto, di un vetro incredibilmente spesso "misura" ru vinu e ne bevo anch'io un po'.


   
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(@Anonimo)
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L'ultimo sole di settembre sparge il suo nitore e penetra tra i filari infuocati d'oro e porpora antica. Dal paese assonnacchiato parte il contadino alla vigna prodiga. Lune ancestrali segnano il tempo della raccolta tra filari ormai stanchi. Trepestio di donne che s'apprestan  a tagliar l'ultima cascata d'oro frutto del sudor. E l'uva è pronta a morire nei palmenti di nettare colato sotto i  piedi nudi dei bambini. Calici tra le mani cantando l'ebbrezza di Bacco.


   
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(@Anonimo)
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A fhimmina 'e casa di un tempo trascorreva le giornate a prendersi cura di sé, della casa, della propria famiglia e dei campi da coltivare. Donne dalle forme morbide e petti prorompenti collegati all’abbondanza  rievocavano immagini di maternità. Da sempre considerata angelo del focolare preparava piatti gustosi e le ricette si tramandavano da mamma in figlia, da nonna a nipote.  Al mattino si alzava presto per rifarsi i capelli che divideva con una "scrima" in jiattule piccolissime ritorte in una crocchia di discrete dimensioni tenute da qualche ferretto e da una pettinissa in osso. Era vestita di abiti semplici : un ampia sottana, un corpetto e nu maccaturu in testa a coprire i capelli lunghi  e uno scialle per coprirsi le spalle. Per le solennità si copriva il capo con qualche bel fazzoletto a tinte vivaci.Subito dopo accendeva il  fuoco con una manata de frasche e qualche buccia di arancia essiccata metodo antico ma anche ecologico e di sicuro effetto. La cenere calda veniva sempre depositata in un contenitore di metallo per almeno 24 ore prima di essere buttata nell'orto come concime e per allontanare e maruzze. Poi preparava il caffè nella cicculatera. Saliva a ru tavulatu attraverso una scala in legno collegata verticalmente al centro della stanza , dove riponeva le scorte alimentari e tuttu u supiarchiu che poteva servire "all'accurrenza". L’arredamento della casa era povero di mobili. I letti erano costituiti da due cavalletti in ferro, sui quali venivano collocate delle tavole in legno con sopra un materasso di lana . In cucina c'era uno "stipu", mobile a forma triangolare che veniva collocato in un angolo chiuso da due muri dove si teneva il pane e altri cibi  Si viveva in  una miseria fiera perché con grande dignità si lavorava duramente nei campi per tutto il giorno assicurando la sopravvivenza di tutti la famiglia. Per la nostra massaia la stanza più importante della casa  era sicuramente la  cucina percorsa da grosse travi grezze mal squadrate con appesi, salami, lonze e prosciutti per l'asciugatura e l'affumicatura,  imbevuti di miasmi e di polvere , mentre le pareti  lasciavano intravedere macchie d'umidità e di muffe, tanto erano annerite dal fumo che circolava in tutte le stanze. Il grande tavolo, benché occupasse mezza stanza, era sempre insufficiente a contenere tutti i componenti della famiglia, poi le rustiche sedie grossolanamente impagliate e per lo più "scancarate" e ru "vancu" fiancheggiante il camino sotto il quale si rifugiavano durante l'inverno, il gatto e il cane che stringevano un accordo di tregua quando non avevano a che fare con ossa o tozzi di pane raffermo.
Non c’era l’acqua e quindi in cucina c’era uno o più secchi che si andavano a riempire alla fontana più vicina. Un fiasco, invece, veniva riempito un po’ prima del pranzo direttamente alla sorgente, perché l’acqua da bere era così più fresca. Questo compito, in generale, spettava ai bambini della famiglia: “Va piglia l'acqua a Pumetta ca  manciamu!”. La nostra brava casalinga di un tempo non si separava mai della sua "cascia".
una cassapanca che conteneva "a dote" ossia il corredo : biancheria, gioielli, ritratti, libri di preghiere, oggetti religiosi…  prima delle nozze, la donna  commissionava una cassapanca al falegname del paese, per riporvi tutto ciò che possedeva. Il giorno del matrimonio, la sposa portava il suo “bagaglio” in casa del marito, dove rimaneva per tutta la vita. La cassapanca diveniva così l'elemento centrale della sua  vita familiare e domestica, il luogo dove erano conservati i ricordi del passato e gli oggetti di valore.Così passava il tempo tra amari bocconi da inghiottire addolciti da sogni mai avverati tra nidiate di bimbi dalle gote rosate.

Questo post è stato modificato 3 anni fa da Anonimo

   
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(@Anonimo)
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Nuvole rosa galleggiano nell'aria mentre il sole rinasce. È mattina... Trame di pensieri mi affollano la mente, macchie che scoloriscono nel tempo. Decido di saltare giù dal letto. È domenica! Conflenti dorme ancora nel sonno fresco settembrino. Un venticello profumato accarezza il silenzio ancestrale .Rivedo i miei 15 anni.... Non c'è nulla da fare,

a quell'età si è belli e basta.
Facendo finta di nulla mi specchio tra le macchine parcheggiate, orgogliosa.
In realtà sfilo,  sfido i sanpietrini con i tacchi alti una sorta di trampoli che slanciano la gamba e la figura...Ma tra poco devo fare i conti con le mie vecchie.
Cominciano i ma... la minigonna non è adeguata, i tacchi sono scomodi, le scollature sono volgari...
Allora mi siedo sulla panchina verde scrostata, c'è zu Giuanninu nella sua solitudine. Conta i passi da scalare verso il paradiso. Col suo bastone liso, un viso di rughe, pronto a raccontarmi una nuova storia. Tra poco la piazza si animerà di 100 cori. Rimangono solo i ricordi e tanta nostalgia, perchè il tempo divora tutto.

Questo post è stato modificato 3 anni fa da Anonimo

   
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